Dell’uso esoterico della contraddizione in termini antinomisti parleremo un’altra volta, questa volta vedremo come la radice contraddittoria che anima la Sinistra implica un costante ed inevitabile scontro con la realtà. La premessa, come sempre, si trova nel 1789: questo mondo è sbagliato, distruggiamolo e costruiamone uno giusto.
Se ci facciamo caso è ancora esattamente lo stesso discorso che fanno tutti, dai ragazzini annoiati dei centri sociali ai segretari del Partito Democratico. Lo dicono sia Ghali che Prodi, sia Chiara Ferragni che sua Eminenza il Cardinal Matteo Zuppi. Il Marxismo, in quanto momento idealistico della dialettica dell’Illuminismo, supera la contraddizione sussumendola al processo del materialismo dialettico: poste le premesse dell’analisi scientifica della realtà ed elaborata la modalità di intervento su di essa (sempre per distruggere il mondo sbagliato e fare quello giusto), il processo dialettico materialista procederà senza dubbio verso la verità. Il fatto che non succeda mai non è problema: gli stessi strumenti scientifici analizzeranno a posteriori gli errori commessi a causa di azioni di sabotaggio (dei fascisti) o fattori imponderabili (la natura, fascista anche lei) ed elaboreranno un’analisi che sarà la base sintetica per nuove azioni e nuove soluzioni sicuramente infallibili perché scientifiche. Falliranno anch’esse e si riprenderà lo stesso processo all’infinito: questa cosa la chiamano “progresso”. In pratica un modo per far credere alla gente che ci sarà un paradiso futuro sulla terra consentendo, al contempo, per le élite politiche privilegi e per i loro mandanti finanziari potere indisturbato.
La radice forse più profonda delle contraddizioni agenti oggi non sta dunque nei “nuovi diritti” i quali, per loro stessa essenza, rappresentano un momento secondario del materialismo dialettico: giacché la loro finalità consiste nella costruzione del consumatore ideale, si muovono su un piano talmente distante dalla realtà da escludere a priori ogni contraddizione con essa. Dire che un uomo può partorire non entra direttamente in contraddizione con la realtà perché la premessa abolisce la realtà stessa. Tutto il movimento woke non vuole realmente intervenire sul reale ma vuole abolirlo, ecco perché non può esserci né dialogo né ricomposizione con chi vuole il Transumanesimo. Si tratta di un sistema religioso e, come insegna Wittgenstein, quando due sistemi religiosi si scontrano la dialettica viene abolita giacché l’uno chiamerà l’altro eretico o folle. Loro stanno con le mutilazioni genitali nei bambini e noi stiamo con l’ordine naturale dei soli due sessi; non esiste dialettica in queste premesse in quanto premesse entrambe metafisiche. Singolare che proprio la Chiesa postconciliare non capisca che il “dialogo” con il Transumanesimo sia in realtà già una resa – ma non divaghiamo. Quando la Sinistra si fa religione non ci può essere dialogo ma solo divergenza progressiva sino allo scontro. Questo tipo di Sinistra, tuttavia, non ha solo noi come nemico, ha anche la realtà ed è per questo che il suo esito inevitabile è l’autodistruzione. Ma il vero cuore della contraddizione non sta, appunto, nei “nuovi diritti”, troppo folli per costruire reali assetti sociali, sta invece in tutte le politiche di sinistra che presuppongono un contrasto tra Industrialismo e Progresso, nella fattispecie la cosiddetta “rivoluzione green”. In questo caso la contraddizione è insita nelle premesse teoriche stesse in quanto una dialettica entra in contrasto con l’altra: non si può sposare una concezione della vita basata, allo stesso tempo, sulla produzione progressiva e sull’identificazione tra effetti della produzione e male assoluto. L’utopia hippie implicava che quando i figli di papà annoiati finivano la roba da mangiare andavano al supermercato oppure entravano nelle case delle persone a rubare ed eventualmente ammazzare i residenti. Sostenere invece che la vita è bella se hai la tecnologia e il cibo ma produrre tecnologia e cibo distrugge il pianeta, costringe la Sinistra a rinunciare o all’Industrialismo o alla Tecnica. E qui entra in gioco un’ultima riflessione che coinvolge noi: mentre sul Transumanesimo non possiamo fare altro che contrapporci verticalmente con ogni forza, sull’Ecologismo apocalittico non dobbiamo cadere nella trappola di sposare o la parte dell’Industrialismo o quella della Tecnica, in quanto entrambe derivanti dal nichilismo materialista che è il nostro nemico radicale. Nel sostenere le sacrosante ragioni del primato dell’agricoltura non dobbiamo dimenticare che le coltivazioni intensive o gli allevamenti intensivi fanno parte dell’Industrialismo progressista che vuole pessimo cibo per più persone possibile; così come quando individuiamo correttamente nei comportamenti degli ecovandali una radice di psicopatologia e di rifiuto del reale, non dobbiamo con ciò accettare ogni implicazione che la Tecnica riversa sulla Natura. Loro non ne sono consapevoli ma noi siamo perfettamente a conoscenza del fatto che la costruzione delle batterie per le auto elettriche implica schiavitù e danni ambientali ripagati da nuovi mercati, nuovi prodotti e nuovi bisogni. Ma noi non vogliamo né nuovi mercati, né nuovi prodotti, né nuovi bisogni; noi – al contrario di loro, consumatori ideali – abbiamo le forze spirituali per rigettare questa idea di mondo, preferendo apertamente la rinuncia sia all’Industrialismo sia al dominio della Tecnica che, invece, loro non sono in grado di capire. All’orizzonte si staglia quella che forse sarà l’ultima grande battaglia che farà crollare la Sinistra moderna per come si è strutturata a partire dal 1848 sino ad oggi: quando il Grande capitale imporrà i nuovi mercati contro la classe lavoratrice, e cioè quando imporrà le condizioni di povertà e di disagio sociale a fasce troppo ampie della popolazione occidentale, quale sarà la risposta delle persone? Fino a che punto la divergenza tra salari e costo della vita potrà essere ignorata? Quando la vita invivibile colliderà con le esigenze climatiche la Sinistra postmoderna esploderà. In questo scenario l’unica soluzione appaiono stati di emergenza costanti creati attraverso guerre continue ed epidemie cicliche, ma anche questo scenario dovrà affrontare l’intrinseca contraddizione della non ripetibilità. Le Ucraine disposte a combattere guerre per procura e le persone disposte a vaccinarsi in perpetuo non sono infinite. A un certo punto rimarremo solo noi e loro (non loro ma proprio loro), e scopriremo che loro sono pochissimi.