La lotta condotta sul salario è l’essenza dello stato proletarista [cfr. Chesterton] che contrappone pochissimi che hanno tutto a moltissimi che non hanno niente, si tratta di un’invenzione della Modernità in quanto è in essa che esplode il problema della “disuguaglianza”.
La soluzione NON è uno Stato che possiede tutto e che quindi diventa magicamente buono ma la proprietà diffusa, la più diffusa possibile. I “lavori che gli italiani non vogliono più fare” sono quelli sottopagati e ciò è stato possibile proprio grazie all’organizzazione socialista e quindi classista del lavoro. La società basata sui salariati intercambiabili è schiavismo. Il marxismo ha inventato il mito della schiavitù utile, cioè delle condizioni che avrebbero condotto alla rivoluzione. Grazie a questo mito l’alleanza tra capitale e proletariato ha realizzato il mondo consumista e produttivista sino al globalismo attuale, sempre rinviando la rivoluzione in cambio di “diritti” per i proletari e possesso assoluto del mondo per qualche centinaio di persone. L’alternativa non sono politiche di stato per rendere la vita un po’ meno di merda ma il ribaltamento dello schema: proprietà diffusa al massimo possibile, libertà massima possibile e Stato che garantisca protezione agli indifesi, contrasto all’usura e contrasto ai monopoli (anche di stato). Questa visione si chiama Distributismo ed è il modo in cui la civiltà umana ha vissuto per circa mille anni. La vita è fatta di bellezza, di tradizione e di libertà, ogni forma sociale che non le incentiva è nemica dell’uomo.