Un tipico caso di scuola per una disputa filosofica, come ancora si facevano nelle facoltà di filosofia di qualche lustro fa, potrebbe essere il seguente: una persona che si reca 37 volte sull’Isola di Epstein può comunque rimanere un filantropo benefattore dell’umanità come da narrazione del mainstream della Sinistra mondiale?
E qui si possono aprire vari scenari etici. Il primo consiste nel rispondere negativamente: una persona che frequenta un luogo in cui si pratica la prostituzione minorile non può essere anche un benefattore dell’umanità. È la risposta più lineare, quella che si basa sul principio che una persona non può essere allo stesso tempo radicalmente buona e radicalmente cattiva, o meglio che non può compiere atti radicalmente malvagi ed essere allo stesso tempo un filantropo. Certo non siamo in presenza di una conclusione logicamente ineccepibile in quanto, in ambito etico, molti sono gli aspetti insondabili. D’altra parte molti serial killer erano, per altri aspetti della loro vita, persone ineccepibili. A livello puramente teorico si potrebbe ipotizzare l’esistenza di un pedofilo che però nella propria vita si dedica a salvare animali in via di estinzione, anzi chissà quanti ce ne sono… Un’altra risposta al quesito è quella che i legali di Bill Clinton, un assiduo frequentatore del Lolita Express, pare stiano elaborando: essere stati lì non significa automaticamente commettere qualcosa di riprovevole, l’ex presidente andava nell’Isola di Epstein “solo per discutere di filantropia e di Ong”. È un po’ la linea delle “cene eleganti” e siamo sicuri che questa volta molti a sinistra saranno convinti da questa spiegazione. Esiste poi la posizione che prevede la scissione della coscienza nell’uomo, la convivenza in lui di più impulsi in contrasto tra di loro – cosa vera – e la loro trasposizione in una sorta di ingiudicabilità etica: uno può contemporaneamente fare il male e anche il bene. Come appare chiaro siamo di fronte ad un quesito etico che ha impegnato filosofi e grandi scrittori per secoli, ma rimane un aspetto interessante e questa volta non attiene coloro che sull’Isola di Epstein andavano ma coloro che si limitano a dare un giudizio sulle persone che ci sono andate. La questione è la seguente: è possibile giudicare malvagia una persona che venticinque anni fa forse avrebbe pronunciato la frase: “Greb her by the pussy” e, allo stesso tempo, giudicare in maniera quantomeno neutra una persona che si è recata 37 volte su un’isola nella quale si praticava la prostituzione minorile? Ecco, qui usciamo dall’etica e entriamo nella logica, qui non si parla più di possibilità morali ma di principio di non contraddizione, il quale afferma: ¬(A ∧ ¬A), cioè che se una cosa è A allora non può essere anche non-A. Ecco, quando succede questa cosa siamo di fronte ad una posizione logicamente illegittima (truffa) oppure ad una distorsione della realtà (psicosi). E se ci pensiamo bene si tratta esattamente dello stesso problema che conduce certe persone di sinistra – la maggior parte – ad affermare che il grande capitale e le multinazionali sono il simbolo del male (“Cioè zio la banca è l’emblema tipo…”) ma allo stesso tempo quando le multinazionali farmaceutiche producono un “vaccino” in condizioni emergenziali vendendolo a tutti i governi dell’Occidente e facendo utili mostruosi lo stanno facendo per filantropia, bontà, amore per il progresso e “spirito di sinistra”. È esattamente lo stesso schema mentale che porta a odiare “i capitalisti”, “i ricchi”, “le élite” ma a difendere con il proprio corpo Mark Zuckerberg, George Soros e Bill Gates. Musk è cattivo perché è ricco; Gates è buono perché è di sinistra. Trump è cattivo perché vuole fermare il delirio woke; Jimmy Savile (il conduttore della BBC amico dei vip pedofilo) è buono perché andava a trovare i bambini malati in ospedale. Come sempre arriviamo al dilemma finale: e se l’essere di sinistra non fosse altro che un disturbo della percezione della realtà?